giovedì 1 maggio 2008

Maldito Tango.....

MALDITO TANGO

Fueye, Moto e Cocaina.
Gli Anni Folli del Tango
di Dj PuntoyBranca

Dagli inizi del XX secolo, Buenos Aires è stata, senza dubbio, la chiassosa e nottambula capitale sudamericana di una folle bohemia, con personaggi che notte dopo notte hanno forgiato quella musica che chiamiamo tango. Specialmente tra gli anni venti ,”los años locos” di una generazione perduta che godeva di una belle epoquè quasi finta, con il "ruido" della notte, flirts, "boquitas pintadas", insinuanti giarrettiere, e ogni sorta di piaceri inconfessabili in quella che fu una autentica Babilonia.
El "descontrol" era così grande che ha fatto franare tanti nell’ ambito gangster e prostibolario, anche gli appartenenti al mondo dello spettacolo, tutti affogati in fiumi di champagne e in altri vizi dei "tiempos de heroina, coca y morfina".

La cocaina, per esempio, era il vizio di moda, a tal punto che c'era anche il profumo "Cocaina en flor" con tanto di tango, cantato da Carmelita Aubert e publicizzato alla radio. Il suo slogan, di una ambiguità geniale, recitava: " Un profumo che persiste, un aroma che non stanca, una sensazione che non si dimentica….Super Profumo Cocaina en Flor"!
Ma per quelli a cui non interessava il profumo, bastava andare in un angolo della città, che i più sottili chiamavano "Alaska" e non era altro che l'incrocio di Corrientes y Esmeralda, dove si poteva acquistare le leggendarie boccette di tre grammi della polvere ghiacciata.

CORRIENTES Y ESMERALDA
, Tango

(1933, F.Pracánico - C.Flores)
"Esquina porteña, tu rante canguela
se hace una melange de caña, gin fitz,
pase inglés y monte, bacará y quiniela,
curdelas de grappa y locas de pris.”
Dove “pris” sta per cocaina…
La strofa, tradotta in italiano, suona così:
"Angolo porteño, i tuoi intrecci balordi
diventano un miscuglio di caña (è un amaro), gin fitz,
pase inglés e monte, bacarà (sono tutti giochi di carte, o di dadi) e quiniela (lotteria clandestina), ubriaconi di grappa e drogati di coca."
Di quell’ epoca ci sono tantissimi tanghi insospettabili, ballatissimi nelle milonghe di tutto il mondo che hanno un riferimento esplicito alla droghe dell'epoca. (Vedi il Blog di www.silvinaysebastian.com)


Pailettes, baci e "papirusas"
Appena finita la prima guerra mondiale numerosi "cabarets" (night clubs) aprirono le porte, creando quello che Horacio Ferrer ha descritto come "quella Buenos Aires un pò contromano, che si fa a mezzanotte, scomparendo poi con le prime luci dell'alba".
Oltre all'abbondante flusso di immigranti, legioni di ragazze francesi arrivarono in questa metropoli cosmopolita disposte a tutto, cercando nuove avventure nella piccola Parigi del Rio de la Plata. Così, tra paillets e baci, hanno sparso i loro incanti tra gli eleganti cafe e ristoranti, in luoghi come il Julien o il Petit Salon, tra le vie Esmeralda e Lavalle.
Un altro luogo chiave era l’ Elysés, un cafe molto frequentato per insonni habitues di dubbiosa decenza, dove quasi tutte le dame della notte erano polacche, che sono state le prime donne a fumare in pubblico. Chiedevano le sigarette nella loro lingua, chiamandole "papirusas", parola che è stata velocemente incorporata nel gergo degli allegri nottambuli, il lunfardo. (Ascolta "Elegante Papirusa" )

Il maggior tempio del tango, testimonio degli inizi del duo Gardel-Razzano, si chiamava Armenonville. Altri luoghi erano Chanteclair, Royal Pigalle e il Palais de Glace, tutte sale di rigoroso papillon e polvere facciali. Li c'erano Canaro, Fresedo, Roberto Firpo e Juan Carlos Cobian insieme a portegne che allora si distinguevano con i novedosi tagli a caschetto alla Louise Brooks, guidavano macchine, bevevano whisky e fumavano.
Agli inizi del 1915, c'era un grande furore per le motocliclette. In pochi mesi tanti compravano moto e le portavano per le strade "empedradas" fino alle porte dei cafe e dei cabarets dove suonavano i loro musicisti di tango preferiti.
A tanti strumentisti affascinava anche questo nuovo mezzo di trasporto e arrivavano in moto o sidecar caricando violini o bandoneones.
Julio De Caro, forse il più rivoluzionario nella sua personale rinnovazione del tango, ricordava che nel 1921 veniva a prenderlo il bandoneonista Minotto di Cicco con quel moderno, dinamico e freddoloso sistema di trasporto, per arrivare ai suoi numerosi shows nei cinema e varietes, in una sola notte.
Ma a De Caro, che nasce prima come violinista adolescente, gli era difficile tuttavia suonare tanghi fino alle 4 di notte e andare alle 8 del mattino a scuola. I suoi genitori gli dicevano di non farsi illusioni a suonare il tango professionalmente, che aveva appena 17 anni, e che era da molto poco che aveva i suoi primi pantaloni lunghi…
La musica "ciudadana" non era vista di buon occhio, visto che il contesto lavorativo era notturno e prostibolario, ma viaggio’ ugualmente in Europa con l'orchestra di Arolas ricavandone anni di vera gloria. Vestiva in smoking e suonava in palazzi e saloni, ma sempre con gravi problemi economici dovuti alla sua passione per i cavalli.

Gioventù Bruciata
Un destino tragico arrivò tempo dopo al bandoneonista Arolas che viveva al limite, su un folle treno di trascuratezza che indeboli’ la sua vita, morendo a Parigi ai 31 anni, a causa di una tubercolosi polmonare che aveva alimentato con anni e anni di alcol e droghe.
Indimenticabile le notte che si esibi’ con l'orchestra e, in preda ad una mistica ispirazione e a forza di suonare potentemente, riusci a rompere il fueye (bandoneon) per poi buttarlo al pubblico. Durante gli anni della sua vita ha avuto anche problemi di gonne e ed è stato accoltellato in una rissa. Un'altro giovane decesso è stato quello di Orlando Goñi, un avanguardista del piano e milonguero di razza, che ha fatto le sue.., tra vizi e eccessi che l'hanno portato prematuramente alla morte, poco dopo aver compiuto 32 anni. Gli piaceva girare di notte con gli amici, per finire in un "after hours" fino a mezzogiorno a giocare a carte, per dopo fare presentazioni radiofoniche "derecho viejo", senza dormire. Vita vampirica, nascondeva le sue "occhiaie da film muto" nel buio dei night clubs tra il fumo, e attorniato di velluti rossi. I suoi succulenti salari se diluivano velocemente nelle strade del gioco, in viaggi, il vizio e il turf.
"…E li và il mio pianoforte…" ha detto qualche volta guardando il suo cavallo che arrivava perdente alla fine della corsa. Quello che pochi sapevano era che aveva scomesso il suo piano, ma anche quello di suo padre.


( Articolo uscito nel numero 7 della rivista
E' Tango)
www.e-tango.it


1 commento:

niky ha detto...

Molto bello. Grazie Jorge !
Niky

P.S.
Non è che c'avresti qualcosina....
ahahahahah